Plastica negli oceani continua a minare la salute della fauna marina e della salute dell’uomo.
Plastica negli oceani: è fondamentale ridurre a tutti i costi la plastica
In Indonesia è stato trovato un capodoglio morto con circa sei chili di plastica nello stomaco. Bicchieri e bottiglie, corde di nylon e sacchetti. Persino due infradito.
La carcassa del cetaceo, già in un’iniziale fase di decomposizione, è stata trovata lungo la costa nel Parco nazionale di Wakatobi, all’interno dell’omonimo arcipelago di isole. L’esemplare ritrovato è mastodontico, lungo quasi nove metri e mezzo.
Sono subito intervenute le organizzazioni ambientaliste, con in testa il WWF Indonesia, che per bocca della sua principale esponente, Dwi Suprapti, fa sapere che non è ancora chiara l’origine della morte del capodoglio (potrebbe essere anche successo per altre ragioni), ma i sei chili ritrovati all’interno del suo corpo sono un dato di fatto chiaro e oggettivo di quello si trova negli oceani, della grande quantità di inquinamento che ormai sono di casa nei nostri mari. (Fonte Ambient&Ambienti)
Plastica negli oceani: come ridurre l’inquinamento
Non è l’unico tragico evento a testimonianza di quanto siamo ancora lontani dal vivere in un ambiente pulito, tanto che non si parla soltanto di plastica negli oceani. Anche la direttiva proposta dalla Commissione e approvata a Strasburgo durante la sessione plenaria allarga notevolmente lo spettro dei prodotti in plastica che saranno banditi a partire dal 2021.
A cannucce piatti, posate, cotton fioc si vanno ad aggiungere i sacchetti ultraleggeri, gli articoli in plastica oxodegradabile e i contenitori (tazze e vaschette) in polistirene espanso dei fast food.
Si inasprisce la battaglia alle bottiglie di plastica: almeno il 90% dovrà essere raccolto in maniera differenziata e riciclato entro il 2025. Infine, il Parlamento Europeo ha stabilito una percentuale minima del 35% di plastiche riciclate nella produzione di contenitori per bevande, suscitando reazioni positive da parte della FEAD (la Federazione Europea per la Gestione dei Rifiuti e dei Servizi Ambientali).
Diventa fondamentale correre ai ripari, adottando delle soluzioni, che possano permettere a noi e alle future generazioni di vivere su una Terra più sana e pulita.
Un modo semplice è evitare l’acquisto di acqua imbottigliata in bottiglie di plastica e bere acqua a km zero da fontane pubbliche, rubinetti o prelevare acqua da impianti di distribuzione di acqua alla spina. Le Case dell’Acqua utilizzano acqua dell’acquedotto pugliese e sono forniti di filtri, che depurano e purificano l’acqua da sostanze che potrebbero essere non salutari per l’organismo.
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A livello di inquinamento siamo tutti responsabili. Personalmente nella mia azienda utilizzo cialde biodegradabili (considerate quante ne buttiamo ogni anno!) – nel mio piccolo ci si prova 🙂
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Complimenti Marco. Ognuno di noi nel nostro piccolo può fare qualcosa per tutelare la natura e l’ambiente. Le Case dell’Acqua permettono, infatti, una riduzione dell’uso della plastica, diffusissimo materiale inquinante